Come costruire una pressa per essiccare fiori

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Questa pressa per essiccare fiori, di grande capacità e poco ingombro, risolve il principale problema di chi vuole crearsi un erbario

Foglie e fiori, con la loro incredibile varietà di forme e di colori, disgraziatamente legata all’intrinseca fragilità del materiale, hanno spinto fin dalle epoche più remote amatori e studiosi a cercare un modo di conservarli il più a lungo possibile.
Il modo più comune di farlo è sempre stato quello di asciugarli e stirarli.
Prima o poi, per desiderio spontaneo di conservare il ricordo di una passeggiata nei prati o fra gli alberi oppure per compito assegnato dalla scuola, tutti abbiamo provato a essiccare, per lo più fra le pagine di un libro, un fiore o una foglia, di solito col poco entusiasmante risultato di avere il libro macchiato e la foglia o il fiore sgualciti.
Il fatto è che, per quanto delicati e fragili, fiori e foglie sono pur sempre prodotti che la natura ha destinato a resistere alle intemperie, per cui sono dotati di nervature e ondulazioni che per stirarsi richiedono una forza insospettabile.

Ecco allora l’idea di costruire una pressa per essiccare fiori robusta per ottenere la massima superficie utile col minimo ingombro.
È proposta a tre piani ottagonali, ma è chiaro che sia il numero di piani sia la loro forma possono variare a piacere senza che cambino gli ottimi risultati che se ne possono ricavare.
La pressa va fatta con legno naturale, in grado di assorbire senza danno l’umidità dei vegetali (tavola, multistrato, tamburato o il listellare del prototipo) ed è costituita da piani stretti assieme da bulloni e dadi a farfalla.
La realizzazione comincia col taglio di coppie di piatti (tondi, esagonali, ottagonali ecc.) di diametro decrescente di circa 30 mm da una coppia all’altra. A circa 10 mm all’interno del bordo si apre, tenendo ben unita la coppia di piatti, una fila di fori uniformemente spaziati con diametro indicativo di 8 mm. In uno solo dei piatti si blocca dentro ogni foro un gambo filettato (bullone o prigioniero) che sporga di quanto è lo spessore dei piatti più quanto basti per calzarvi una rondella e avvitarvi un dado a farfalla.
Il piatto con le viti della coppia più grande si monta su piedini. Il piatto con le viti immediatamente più piccolo si incolla sul secondo piatto della coppia maggiore. Si prosegue così incollando un piatto piccolo con le viti su uno grande solo con i fori, fino a che resti solo un piatto, quello della coppia più piccola, che fa da tetto alla pressa.
Il sistema prevede anche fogli di cartoncino assorbente, due per ogni diametro di piano, fra cui inserire i vegetali da stirare.

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